Serve altra colla, serve altro nastro adesivo, serve altra pazienza sulla sezione russa della Stazione spaziale internazionale dove sono state scoperte altre piccole crepe in un modulo. Si tratta del veterano modulo Zarya (Alba), il primo segmento lanciato nel 1998 che ha poi fatto da base per gli altri moduli appunto russi, americani, europei (con forte partecipazione italiana) e giapponesi che ora compongono la gigantesca astronave pesante 400 tonnellate, vasta come un campo da calcio (grazie agli immensi pannelli solari) che sfreccia a 28.800 chilometri orari a 400 chilometri di quota effettuando 16 orbite attorno alla Terra in 24 ore. Attualmente ospita cinque astronauti e due cosmonauti che hanno appena fatto festa all’unica donna a bordo, l’americana Megan McArthur, che ha compiuto 50 anni. E nella prossima primavera sarà Samantha Cristoforetti a tornare sull’Iss per poi assumerne successivamente il comando, prima europea a meritare questo incarico. A differenza di quanto avvenuto nel più recente modulo Zvezda questa nuova piccola crepa non sembra aver fatto registrare preoccupanti perdite di aria, di pressurizzazione, ma certo c’è da tenere gli occhi aperti anche perché il modulo inizialmente era stato “certificato” come usabile fino al 2015, mentre ora si sta decidendo di estendere di 4 se non 6 anni la vita dell’Iss che non doveva aldare oltre il 2024. Nel settembre 2019 i cosmonauti avevano individuato una crepa di poco meno di 5 centimetri nella parete intermedia dello Zvezda e in marzo l’avevano definitivamente “tappata” con nastro adesivo Kapton (resistente al calore) e con un grande “cerotto” costituito da un disco di gomma e da un foglio di alluminio. Tempi che fanno capire che comunque non ci sono mai stati timori per la sicurezza degli astronauti.
Sempre in luglio l’attracco del modulo russo Nauka, in ritardo di oltre 8 anni sulla tabella di marcia, aveva causato il pericoloso disassamento dell’Iss dalla sua traiettoria perché i suoi motori si erano riaccesi da soli una volta terminata la manovra di aggancio. La vita degli astronauti non è mai stata in pericolo, ma certo i 7 inquilini dell’avamposto dell’umanità si erano preparati anche ad avviare le manovre di rilascio dei moduli taxi CrewDragon di SpaceX e Soyuz per abbandonare l’Iss.
Senza dimenticare le assurde accuse fatte filtrare da ambienti russi sul presunto danneggiamento della parete interna di una navicella Soyuz da parte di un’astronauta americana che avrebbe voluto così accelerare il suo rientro a Terra. Sì, la parete interna della Soyuz presentava un piccolo squarcio, anch’esso riparato con nastro adesivo e colla, ma quelle accuse, subito respinte dalla Nasa, non sarebbero prese in considerazione nemmeno da un film di fantascienza di serie Z.  (Tratto dal Messaggero)

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